(Per questo fu abbattuta)
ANTICOLI NEL ‘700
Le porte di Anticoli:
erano veramente tre, nel medioevo? Se così fosse, perché dalla
pianta del Centro storico di Fiuggi (preparata nel 1979) dagli
architetti Fuksas e Sacconi) risulta invece che, fino alla fine del
XVI secolo, nessuna di esse sia mai esistita? E perché di esse
nessuna è stata mai localizzata nelle tre
prime cinte murarie (costruite fino al XV secolo) ma soltanto nella
quarta e quinta, realizzate ben cinque secoli dopo? Ma sappiamo che
non è così, perché la Porta dell’Olmo è certamente esistita
nella prima cinta muraria, fino alla fine del XVII secolo.
Più avanti cercherò di
spiegare dove si trovava e perché i nostro avi l’avevano chiamata
in quel modo. Ed è proprio l’esame del Piano del Centro Storico
che fa sorgere grossi interrogativi sulla esistenza delle porte in
Anticoli, Eppure, la Porta dell’Olmo è stata certamente la prima
e forse l’unica del Castrum, quanto meno fino al 1650. Nessuno
però ha dimostrato come era formata e dove esattamente fosse. Ciò
sarebbe utile, anche per una sua eventuale ricostruzione, in luogo
della cosiddetta "Barriera", che non è stata mai una vera
porta. Per cui, i fondi stanziati per ricostruirla con quelli
stanziati a Fiuggi Città) potevano benissimo essere risparmiati,
per avviare invece, l'integrale recupero del Centro Storico.
Recupero che non doveva riguardare affatto la ristrutturazione della
Piazza del Comune, dell’ex Grand’Hotel e la Caserma dei
carabinieri, bensì il nucleo originario di Anticoli, che iniziava
proprio dalla Porta dell' Olmo. A ridosso della quale, doveva
trovarsi il piccolo monastero delle clarisse, ma anche l’antica
Chiesetta di San Domenico di Cocullo e di Sora: se è vero che i due
edifici erano contigui e la chiesetta confinava (vedasi grafico) con
Via della Loggetta e Via Maggiore.
La casa “degl’
Jafricano era l’antica Chiesetta?
La Porta dell’ Olmo
quindi, doveva trovarsi dove ora c’è la casa degl’Jafricano,
che, avendo l’aspetto di una chiesetta, potrebbe essere stata,
proprio quella di San Domenico di Cocullo (che non risulta essere
mai stata demolita). Una cosa certa è che, la Porta dell’ Olmo
(con la cinta muraria di cui faceva parte) venne abbattuta nella
prima metà del ‘700, per consentire l’ ampliamento ad est del
vecchio monastero e fu successivamente ricostruita, all’altezza
dell’attuale torrione del Largo Maggiore e fu chiamata, non più
dell’ Olmo, ma Porta Maggiore.
Questa in sintesi, la
storia della più importante porta di Anticoli. Anche se, per
chiarire meglio la sua travagliata vicenda, occorre dire che, l’olmo,
da cui aveva preso il nome, si trovava certamente vicino a
quell’antica Chiesetta, davanti alla quale, nel medioevo, si erano
certamente svolte le prime adunanze cittadine. L’adunanza dei
vicini (come Montanelli e Gervaso ricordano nella loro “Italia dei
Comuni”) era già in uso ai tempi dei longobardi, ma dopo il Mille
diventò una consuetudine. In quel periodo del medioevo (specialmente
in Toscana) l’olmo era sacro (come il tiglio in Germania) e
rappresentava il più antico cimelio della democrazia comunale.
Quanto sopra significa che, la lapide (messa a terra di recente) con
la scritta “Castrum Anticoli 1313 Porta Ulimi “, è precisa per
l’anno che indica, ma non per il posto in cui si trovava: prima,
perché l’ Olmo, che dette il nome sia alla porta che alla
piazza omonima, era considerato il simbolo delle libertà comunali.
Poi, perché, proprio a
lato dell’attuale Chiesa di Santa Chiara, fu costruita una nuova
porta, che il vescovo di Anagni, Bacchettoni, in una sua visita ad
Anticoli del 1747, chiamava Porta Maggiore, che fu poi anch’essa
demolita, sempre per motivi di carattere ecclesiastico.
Alla luce di quanto
sopra, si può affermare che, per essere stata (con l’olmo e le
adunanze cittadine) il luogo che permetteva le prime manifestazioni
della democrazia di allora, la piccola chiesa di San Domenico di
Cocullo aveva un valore immenso. Ed averla sconsacrata (anche se non
distrutta, con la porta e col simbolo che rappresentava) è stato un
atto da non dimenticare. Sia ieri (per il ritardo culturale in cui
Anticoli è rimasta dal 1700 in poi) sia oggi che, dando a Via
Maggiore un nome diverso da quello suo proprio, si è voluto
incredibilmente ricordare lo stato di inferiorità e di analfabetismo
in cui erano tenute (sotto lo Stato Pontificio) le fanciulle
anticolane. Ma si è voluto anche imporre alla popolazione di Fiuggi,
una storia (quella delle Sorelle Faioli) che per oltre 250 anni era
rimasta del tutto sconosciuta. Dal Palazzetto Alessandri due lapidi
da rimuovere Ora si chiama “Corso Sorelle Faioli”- Da sinistra:
il Monastero-La Casa degl’Jafricano-Via della Soggetta - Il
Palazzotto Alessandri (con le due lapidi da rimuovere )- Via della
Portella e l’antico Palazzo dei
Canonici.
Il piccolo edificio nel
grafico, probabilmente era l’antica Chiesetta di S. Domenico di
Cocullo, se è vero che essa era attigua al primo Monastero delle
Clarisse e confinava, con Via della Loggetta e Via Maggiore. L’altro
che segue, ha due lapidi da rimuovere: l’una, perché affissa molti
anni fa, per ricordare un episodio di cronaca giudiziaria, avvenuto
nel 1658, quando cioè quel Palazzetto ancora non esisteva. L’altra,
affissa di recente, perché, con essa, si è voluto intitolare la più
importante strada del Centro Storico a tre concittadine (mai sentite
nominare, prima degli anni ’90, dalla comunità anticolana e
fiuggina) le quali, nella targa, vengono addirittura definite
“Educatrici” (o “Maestre Pie delle fanciulle articolane. Come
sì legge anche nei numerosi libri ed articoli a loro dedicati) pur
essendo storicamente accertato che, nelle rarissime scuole, sorte in
qualche monastero, prima del 1825 (specialmente nelle province di
Marittima e Campagna) venivano insegnati soltanto i lavori donneschi
e la dottrina cristiana. Ma non il leggere e lo scrivere, che era
addirittura proibito. Per cui, nessuno si sognò mai di chiamare (o
di considerare) scuole, quelle in cui non si insegnasse a leggere e
scrivere: ed educatrici (o maestre) le anziane zitelle che vi si
trovavano. E quando, di recente (anche qui da noi) alcuni studiosi
hanno escogitato di chiamare scuole, siffatte realtà, non hanno
portato alcuna prova, per dimostrare che lo fossero veramente: ad
esempio, un elenco di giovani fanciulle (con tanto di nomi e
cognomi) che le frequentavano. Eppure vediamo che la targa “Corso
Sorelle Faioli”, col titolo di “Educatrici”, è stata affissa
proprio in quel Palazzetto di Via Maggiore, dove sono nati e vissuti
i primi veri maestri che Anticoli abbia avuto, nel 1700 e nel 1800, i
cui nomi corrispondono ad Alessandro Alessandri e a Serafino
Alessandri.
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