L’annuncio
dell’Armistizio tra l’Italia e gli Anglo-Americani, lo sentii per
radio alla stazione di Alatri, mentre aspettavo il trenino per
tornare a Fiuggi. Era il pomeriggio dell’8-9-1943. Tra i pochi
viaggiatori, che attendevano insieme a me il trenino della Stefer, si
avvertì subito un’atmosfera, allo stesso tempo di gioia e di
tristezza. Ed i motivi erano facilmente intuibili. La nostra Patria,
con quell’annuncio, poneva fine alla guerra in cui si trovava dal
10-6-1940 contro la Francia e l’Inghilterra e poi anche contro gli
USA.
Ma
l’armistizio significava anche che l’Italia si dissociava
dall’alleato tedesco, con il quale era entrata in guerra e che da
quel momento doveva stare attenta alle reazioni, certamente negative,
che la Germania di Hitler avrebbe avuto con noi dopo l’armistizio
che il Governo Badoglio aveva unilateralmente e segretamente firmato
con gli anglo-americani. L’esercito di Hitler, in quel
periodo, si trovava a fianco a fianco con il nostro esercito su molti
fronti. Ma anche sul territorio del nostro Paese, a cominciare dalle
regioni meridionali come la Sicilia e la Calabria dove i due eserciti
si erano ammassati per fronteggiare l’invasione dell’Italia da
parte degli eserciti nemici, i quali già erano in continua avanzata
anche verso Salerno e Napoli. La situazione nell’Italia Centrale e
quindi nella nostra provincia ed a Fiuggi, prima dell’8 settembre,
era stata alquanto tranquilla. Ma dopo quella data divenne subito
assai movimentata e piena di pericoli.Tanto è vero che, proprio il
giorno dopo l’Armistizio, e cioè la notte del 9 settembre 1943,
Fiuggi rischiò di essere distrutta dagli aerei alleati e fu quando
una divisione autocorazzata tedesca dovette invertire la rotta da sud
a nord, e proprio perché l’Italia con l’Armistizio si chiamava
fuori della guerra contro gli anglo-americani. E fu quando quella
divisione dopo essere transitata per Frosinone si era fermata a
Fiuggi nel pomeriggio dell’8 settembre. Io ricordo come se fosse
oggi, la presenza massiccia di quella divisione in Piazza
Trento e Trieste. Stavo affacciato con altri fiuggini sul muretto
della chiesa Santa Chiara, quando vidi arrivare una colonna
interminabile di automezzi blindati e corazzati, con una quantità
enorme di autocarri pieni di soldati tedeschi.L’autocolonna aveva
la testa nella Piazza Trento e Trieste, che era piena come un uovo,
ed aveva la coda all’altezza della casa del Maestro. Era quindi
lunga quasi un paio di chilometri.
Fece
sosta nella Piazza del Comune per tutto il pomeriggio, ma poi alla
sera, dal tramonto a notte inoltrata, si rimise in movimento per
tornare a Fiuggi Fonte e poi dirigersi verso Colle Borano, da dove
per la strada di Anagni sarebbe andata verso Roma passando dai
Castelli Romani.
Frascati
e Frosinone: bombardate.
Ma
anche Sede dei comandi di Kesserling e dell’Esercito di
Mussolini. Fiuggi diventa
Città ospedaliera e Sede provvisoria della Provincia.
E
fu la notte tra l’8 e il 9 settembre che si verificò il
bombardamento di Frascati da parte degli aerei alleati. Il motivo,
come si seppe subito dopo, era stato quello di annientare proprio
quella divisione che era partita da Fiuggi, nel pomeriggio dell’8 e
che però non fu affatto colpita da quel bombardamento, perché essa
evidentemente si era fermata nei dintorni boschivi dei Castelli
Romani prima di Frascati, che fu invece pesantemente bombardata e
dovette contare ben seimila morti. Pertanto se quella divisione la
sera del nove si fosse fermata il Fiuggi, la nostra città sarebbe
stata certamente distrutta.Ricordo inoltre chiaramente che, la notte
tra l’11e il 12 settembre le sirene della Fonte Anticolana urlarono
per interi quarti d’ora per annunciare l’arrivo dei bombardamenti
americani e che la quasi totalità della popolazione fu costretta a
lasciare il paese per rifugiarsi nelle cantine, o nei pagliai, fuori
le mura del centro storico, ma anche in campagna e negli spazi aperti
lontani dalle abitazioni. Io con mia madre, senza mio padre e
mia sorella Concetta, che non uscivano mai durante gli allarmi aerei,
ci recammo, insieme a tanti altri fiuggini, nel largo piazzale del
Monumento ai caduti, nella Villa Comunale.Da lì assistemmo per ore e
ore, non solo al passaggio delle fortezze volanti che andavano verso
nord, ma anche e soprattutto al terribile bombardamento che quella
notte si verificò su Frosinone. Assistemmo insomma ad uno spettacolo
di fiamme e di fumo che in continuazione si alzava sul cielo del
Capoluogo ciociaro ed ai tremendi boati delle bombe che, sulla scia
dei razzi illuminanti, si abbattevano a grappoli su quella zona, dove
l’obiettivo, come si diceva, più che la città frusinate, doveva
essere la stazione ferroviaria, o il campo d’aviazione.Le notizie
che giunsero nelle prime ore dell’alba, quando il bombardamento era
finito, erano tutt’altro che rassicuranti, perché apprendemmo che
i danni ingenti erano stati procurati all’abitato del capoluogo e
che una ventina di cittadini erano rimasti sotto le macerie. Mentre
la stazione ferroviaria non aveva subito alcun danno.
I
tragici effetti di quel primo bombardamento su Frosinone li vedemmo
nei giorni successivi, quando a Fiuggi, giorno dopo giorno,
giungevano intere famiglie le quali scampate al bombardamento di
quella notte, andavano alla ricerca di luoghi sicuri, per affrontare
le settimane che venivano. I frusinati cercavano rifugio sia nelle
campagne di Torrice, di Ripi, di Arnara e di Veroli, sia nei paesi
montani degli Ernici, come Collepardo, Guarcino, Trivigliano e
Fiuggi.
Qui
in seguito ai successivi bombardamenti sul capoluogo, si trasferirono
anche molti uffici pubblici, dalla Prefettura, alla banca d’Italia,
agli Uffici Finanziari, al Provveditorato agli Studi. E col passare
delle settimane Fiuggi era diventata come una città aperta, cioè al
sicura da eventuali bombardamenti.
E
questa sicurezza le veniva dal fatto che essendo distante dalle
grandi vie di comunicazione (sia stradale che ferroviaria) come la
Casilina e la Sublacense che i tedeschi preferivano per i loro
spostamenti dell’aviazione alleata.
Un’altra
valida ragione, per cui fu risparmiata dalle incursioni aeree, fu che
venne utilizzata dai tedeschi come una vera e propria città
ospedaliera.
Ciò
in quanto molti alberghi furono adibiti dal comando Tedesco come
ospedali, nei quali venivano ricoverati i soldati feriti, provenienti
dal fronte di Cassino.
A
questa funzione infatti vennero destinati soprattutto i grandi
alberghi, come il Palazzo della Fonte, il Salus e il Silva, sul tetto
dei quali vennero dipinte delle grandi croci rosse affinché gli
aerei nemici non li prendessero di mira.
Ma
nell’Hotel Vallombrosa e Universo, entrambi circondati dai boschi,
i tedeschi insediarono il comando del Generale Kesserling. Il quale,
dirigeva tutte le operazioni del fronte meridionale della guerra
contro gli alleati. Al Grand’Hotel di Fiuggi Città i tedeschi
raccoglievano, per poi smistarli nei campi di concentramento del Nord
Italia e della Germania, tutti i soldati dell’esercito alleato,
fatti prigionieri nel sud o sul fronte di Cassino. Molti erano
inglesi, altri neozelandesi, polacchi ed americani.
A
Fiuggi, oltre agli uffici statali della Provincia si era trasferita
anche la Federazione dei fasci di Frosinone, poi divenuta centro
provinciale dell’esercito repubblicano, fondato da Mussolini, dopo
il suo ritorno dalla Germania, dove Hitler lo aveva ospitato, quando
lo aveva fatto liberare dal Gran Sasso d’Italia. La presenza a
Fiuggi dell’esercito repubblicano, influì molto, come vedremo più
avanti, sulla sorte dei giovani di leva non ancora chiamati alle
armi.
di
Colombo Incocciati
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