domenica 25 marzo 2012

La Porta dell’Olmo in Via Maggiore era il simbolo della libertà.


(Per questo fu abbattuta)

ANTICOLI NEL ‘700

Le porte di Anticoli: erano veramente tre, nel medioevo? Se così fosse, perché dalla pianta del Centro storico di Fiuggi (preparata nel 1979) dagli architetti Fuksas e Sacconi) risulta invece che, fino alla fine del XVI secolo, nessuna di esse sia mai esistita? E perché di esse nessuna è stata mai localizzata nelle tre prime cinte murarie (costruite fino al XV secolo) ma soltanto nella quarta e quinta, realizzate ben cinque secoli dopo? Ma sappiamo che non è così, perché la Porta dell’Olmo è certamente esistita nella prima cinta muraria, fino alla fine del XVII secolo.
Più avanti cercherò di spiegare dove si trovava e perché i nostro avi l’avevano chiamata in quel modo. Ed è proprio l’esame del Piano del Centro Storico che fa sorgere grossi interrogativi sulla esistenza delle porte in Anticoli, Eppure, la Porta dell’Olmo è stata certamente la prima e forse l’unica del Castrum, quanto meno fino al 1650. Nessuno però ha dimostrato come era formata e dove esattamente fosse. Ciò sarebbe utile, anche per una sua eventuale ricostruzione, in luogo della cosiddetta "Barriera", che non è stata mai una vera porta. Per cui, i fondi stanziati per ricostruirla con quelli stanziati a Fiuggi Città) potevano benissimo essere risparmiati, per avviare invece, l'integrale recupero del Centro Storico. Recupero che non doveva riguardare affatto la ristrutturazione della Piazza del Comune, dell’ex Grand’Hotel e la Caserma dei carabinieri, bensì il nucleo originario di Anticoli, che iniziava proprio dalla Porta dell' Olmo. A ridosso della quale, doveva trovarsi il piccolo monastero delle clarisse, ma anche l’antica Chiesetta di San Domenico di Cocullo e di Sora: se è vero che i due edifici erano contigui e la chiesetta confinava (vedasi grafico) con Via della Loggetta e Via Maggiore.


La casa “degl’ Jafricano era l’antica Chiesetta?
La Porta dell’ Olmo quindi, doveva trovarsi dove ora c’è la casa degl’Jafricano, che, avendo l’aspetto di una chiesetta, potrebbe essere stata, proprio quella di San Domenico di Cocullo (che non risulta essere mai stata demolita). Una cosa certa è che, la Porta dell’ Olmo (con la cinta muraria di cui faceva parte) venne abbattuta nella prima metà del ‘700, per consentire l’ ampliamento ad est del vecchio monastero e fu successivamente ricostruita, all’altezza dell’attuale torrione del Largo Maggiore e fu chiamata, non più dell’ Olmo, ma Porta Maggiore.
Questa in sintesi, la storia della più importante porta di Anticoli. Anche se, per chiarire meglio la sua travagliata vicenda, occorre dire che, l’olmo, da cui aveva preso il nome, si trovava certamente vicino a quell’antica Chiesetta, davanti alla quale, nel medioevo, si erano certamente svolte le prime adunanze cittadine. L’adunanza dei vicini (come Montanelli e Gervaso ricordano nella loro “Italia dei Comuni”) era già in uso ai tempi dei longobardi, ma dopo il Mille diventò una consuetudine. In quel periodo del medioevo (specialmente in Toscana) l’olmo era sacro (come il tiglio in Germania) e rappresentava il più antico cimelio della democrazia comunale. Quanto sopra significa che, la lapide (messa a terra di recente) con la scritta “Castrum Anticoli 1313 Porta Ulimi “, è precisa per l’anno che indica, ma non per il posto in cui si trovava: prima, perché l’ Olmo, che dette il nome sia alla porta che alla piazza omonima, era considerato il simbolo delle libertà comunali.
Poi, perché, proprio a lato dell’attuale Chiesa di Santa Chiara, fu costruita una nuova porta, che il vescovo di Anagni, Bacchettoni, in una sua visita ad Anticoli del 1747, chiamava Porta Maggiore, che fu poi anch’essa demolita, sempre per motivi di carattere ecclesiastico.
Alla luce di quanto sopra, si può affermare che, per essere stata (con l’olmo e le adunanze cittadine) il luogo che permetteva le prime manifestazioni della democrazia di allora, la piccola chiesa di San Domenico di Cocullo aveva un valore immenso. Ed averla sconsacrata (anche se non distrutta, con la porta e col simbolo che rappresentava) è stato un atto da non dimenticare. Sia ieri (per il ritardo culturale in cui Anticoli è rimasta dal 1700 in poi) sia oggi che, dando a Via Maggiore un nome diverso da quello suo proprio, si è voluto incredibilmente ricordare lo stato di inferiorità e di analfabetismo in cui erano tenute (sotto lo Stato Pontificio) le fanciulle anticolane. Ma si è voluto anche imporre alla popolazione di Fiuggi, una storia (quella delle Sorelle Faioli) che per oltre 250 anni era rimasta del tutto sconosciuta. Dal Palazzetto Alessandri due lapidi da rimuovere Ora si chiama “Corso Sorelle Faioli”- Da sinistra: il Monastero-La Casa degl’Jafricano-Via della Soggetta - Il Palazzotto Alessandri (con le due lapidi da rimuovere )- Via della Portella e l’antico Palazzo dei Canonici.
Il piccolo edificio nel grafico, probabilmente era l’antica Chiesetta di S. Domenico di Cocullo, se è vero che essa era attigua al primo Monastero delle Clarisse e confinava, con Via della Loggetta e Via Maggiore. L’altro che segue, ha due lapidi da rimuovere: l’una, perché affissa molti anni fa, per ricordare un episodio di cronaca giudiziaria, avvenuto nel 1658, quando cioè quel Palazzetto ancora non esisteva. L’altra, affissa di recente, perché, con essa, si è voluto intitolare la più importante strada del Centro Storico a tre concittadine (mai sentite nominare, prima degli anni ’90, dalla comunità anticolana e fiuggina) le quali, nella targa, vengono addirittura definite “Educatrici” (o “Maestre Pie delle fanciulle articolane. Come sì legge anche nei numerosi libri ed articoli a loro dedicati) pur essendo storicamente accertato che, nelle rarissime scuole, sorte in qualche monastero, prima del 1825 (specialmente nelle province di Marittima e Campagna) venivano insegnati soltanto i lavori donneschi e la dottrina cristiana. Ma non il leggere e lo scrivere, che era addirittura proibito. Per cui, nessuno si sognò mai di chiamare (o di considerare) scuole, quelle in cui non si insegnasse a leggere e scrivere: ed educatrici (o maestre) le anziane zitelle che vi si trovavano. E quando, di recente (anche qui da noi) alcuni studiosi hanno escogitato di chiamare scuole, siffatte realtà, non hanno portato alcuna prova, per dimostrare che lo fossero veramente: ad esempio, un elenco di giovani fanciulle (con tanto di nomi e cognomi) che le frequentavano. Eppure vediamo che la targa “Corso Sorelle Faioli”, col titolo di “Educatrici”, è stata affissa proprio in quel Palazzetto di Via Maggiore, dove sono nati e vissuti i primi veri maestri che Anticoli abbia avuto, nel 1700 e nel 1800, i cui nomi corrispondono ad Alessandro Alessandri e a Serafino Alessandri.

Nessun commento:

Posta un commento