domenica 25 marzo 2012

Il 9 settembre 1943 Fiuggi rischiò la distruzione

L’annuncio dell’Armistizio tra l’Italia e gli Anglo-Americani, lo sentii per radio alla stazione di Alatri, mentre aspettavo il trenino per tornare a Fiuggi. Era il pomeriggio dell’8-9-1943. Tra i pochi viaggiatori, che attendevano insieme a me il trenino della Stefer, si avvertì subito un’atmosfera, allo stesso tempo di gioia e di tristezza. Ed i motivi erano facilmente intuibili. La nostra Patria, con quell’annuncio, poneva fine alla guerra in cui si trovava dal 10-6-1940 contro la Francia e l’Inghilterra e poi anche contro gli USA.


Ma l’armistizio significava anche che l’Italia si dissociava dall’alleato tedesco, con il quale era entrata in guerra e che da quel momento doveva stare attenta alle reazioni, certamente negative, che la Germania di Hitler avrebbe avuto con noi dopo l’armistizio che il Governo Badoglio aveva unilateralmente e segretamente firmato con gli anglo-americani. L’esercito di Hitler, in quel periodo, si trovava a fianco a fianco con il nostro esercito su molti fronti. Ma anche sul territorio del nostro Paese, a cominciare dalle regioni meridionali come la Sicilia e la Calabria dove i due eserciti si erano ammassati per fronteggiare l’invasione dell’Italia da parte degli eserciti nemici, i quali già erano in continua avanzata anche verso Salerno e Napoli. La situazione nell’Italia Centrale e quindi nella nostra provincia ed a Fiuggi, prima dell’8 settembre, era stata alquanto tranquilla. Ma dopo quella data divenne subito assai movimentata e piena di pericoli.Tanto è vero che, proprio il giorno dopo l’Armistizio, e cioè la notte del 9 settembre 1943, Fiuggi rischiò di essere distrutta dagli aerei alleati e fu quando una divisione autocorazzata tedesca dovette invertire la rotta da sud a nord, e proprio perché l’Italia con l’Armistizio si chiamava fuori della guerra contro gli anglo-americani. E fu quando quella divisione dopo essere transitata per Frosinone si era fermata a Fiuggi nel pomeriggio dell’8 settembre. Io ricordo come se fosse oggi, la presenza massiccia di quella divisione in Piazza Trento e Trieste. Stavo affacciato con altri fiuggini sul muretto della chiesa Santa Chiara, quando vidi arrivare una colonna interminabile di automezzi blindati e corazzati, con una quantità enorme di autocarri pieni di soldati tedeschi.L’autocolonna aveva la testa nella Piazza Trento e Trieste, che era piena come un uovo, ed aveva la coda all’altezza della casa del Maestro. Era quindi lunga quasi un paio di chilometri.
Fece sosta nella Piazza del Comune per tutto il pomeriggio, ma poi alla sera, dal tramonto a notte inoltrata, si rimise in movimento per tornare a Fiuggi Fonte e poi dirigersi verso Colle Borano, da dove per la strada di Anagni sarebbe andata verso Roma passando dai Castelli Romani.
 Frascati e Frosinone: bombardate.
Ma anche Sede dei comandi di Kesserling  e dell’Esercito di Mussolini. Fiuggi diventa Città ospedaliera e Sede provvisoria della Provincia.

E fu la notte tra l’8 e il 9 settembre che si verificò il bombardamento di Frascati da parte degli aerei alleati. Il motivo, come si seppe subito dopo, era stato quello di annientare proprio quella divisione che era partita da Fiuggi, nel pomeriggio dell’8 e che però non fu affatto colpita da quel bombardamento, perché essa evidentemente si era fermata nei dintorni boschivi dei Castelli Romani prima di Frascati, che fu invece pesantemente bombardata e dovette contare ben seimila morti. Pertanto se quella divisione la sera del nove si fosse fermata il Fiuggi, la nostra città sarebbe stata certamente distrutta.Ricordo inoltre chiaramente che, la notte tra l’11e il 12 settembre le sirene della Fonte Anticolana urlarono per interi quarti d’ora per annunciare l’arrivo dei bombardamenti americani e che la quasi totalità della popolazione fu costretta a lasciare il paese per rifugiarsi nelle cantine, o nei pagliai, fuori le mura del centro storico, ma anche in campagna e negli spazi aperti lontani dalle abitazioni. Io con mia madre, senza mio padre e mia sorella Concetta, che non uscivano mai durante gli allarmi aerei, ci recammo, insieme a tanti altri fiuggini, nel largo piazzale del Monumento ai caduti, nella Villa Comunale.Da lì assistemmo per ore e ore, non solo al passaggio delle fortezze volanti che andavano verso nord, ma anche e soprattutto al terribile bombardamento che quella notte si verificò su Frosinone. Assistemmo insomma ad uno spettacolo di fiamme e di fumo che in continuazione si alzava sul cielo del Capoluogo ciociaro ed ai tremendi boati delle bombe che, sulla scia dei razzi illuminanti, si abbattevano a grappoli su quella zona, dove l’obiettivo, come si diceva, più che la città frusinate, doveva essere la stazione ferroviaria, o il campo d’aviazione.Le notizie che giunsero nelle prime ore dell’alba, quando il bombardamento era finito, erano tutt’altro che rassicuranti, perché apprendemmo che i danni ingenti erano stati procurati all’abitato del capoluogo e che una ventina di cittadini erano rimasti sotto le macerie. Mentre la stazione ferroviaria non aveva subito alcun danno.
 I tragici effetti di quel primo bombardamento su Frosinone li vedemmo nei giorni successivi, quando a Fiuggi, giorno dopo giorno, giungevano intere famiglie le quali scampate al bombardamento di quella notte, andavano alla ricerca di luoghi sicuri, per affrontare le settimane che venivano. I frusinati cercavano rifugio sia nelle campagne di Torrice, di Ripi, di Arnara e di Veroli, sia nei paesi montani degli Ernici, come Collepardo, Guarcino, Trivigliano e Fiuggi.
Qui in seguito ai successivi bombardamenti sul capoluogo, si trasferirono anche molti uffici pubblici, dalla Prefettura, alla banca d’Italia, agli Uffici Finanziari, al Provveditorato agli Studi. E col passare delle settimane Fiuggi era diventata come una città aperta, cioè al sicura da eventuali bombardamenti.
E questa sicurezza le veniva dal fatto che essendo distante dalle grandi vie di comunicazione (sia stradale che ferroviaria) come la Casilina e la Sublacense che i tedeschi preferivano per i loro spostamenti dell’aviazione alleata.
Un’altra valida ragione, per cui fu risparmiata dalle incursioni aeree, fu che venne utilizzata dai tedeschi come una vera e propria città ospedaliera.
Ciò in quanto molti alberghi furono adibiti dal comando Tedesco come ospedali, nei quali venivano ricoverati i soldati feriti, provenienti dal fronte di Cassino.
A questa funzione infatti vennero destinati soprattutto i grandi alberghi, come il Palazzo della Fonte, il Salus e il Silva, sul tetto dei quali vennero dipinte delle grandi croci rosse affinché gli aerei nemici non li prendessero di mira.
Ma nell’Hotel Vallombrosa e Universo, entrambi circondati dai boschi, i tedeschi insediarono il comando del Generale Kesserling. Il quale, dirigeva tutte le operazioni del fronte meridionale della guerra contro gli alleati. Al Grand’Hotel di Fiuggi Città i tedeschi raccoglievano, per poi smistarli nei campi di concentramento del Nord Italia e della Germania, tutti i soldati dell’esercito alleato, fatti prigionieri nel sud o sul fronte di Cassino. Molti erano inglesi, altri neozelandesi, polacchi ed americani.
A Fiuggi, oltre agli uffici statali della Provincia si era trasferita anche la Federazione dei fasci di Frosinone, poi divenuta centro provinciale dell’esercito repubblicano, fondato da Mussolini, dopo il suo ritorno dalla Germania, dove Hitler lo aveva ospitato, quando lo aveva fatto liberare dal Gran Sasso d’Italia. La presenza a Fiuggi dell’esercito repubblicano, influì molto, come vedremo più avanti, sulla sorte dei giovani di leva non ancora chiamati alle armi.

di Colombo Incocciati

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